Anche se spesso “l’abito non fa il monaco”, nel caso del packaging non si può dire altrettanto. Il primo contatto che abbiamo con un prodotto è visivo ed è con il suo “contenitore”. Che ci attrae o ci respinge per le sue caratteristiche, per la forma o per il colore.
Questo perché la confezione crea una memoria emotiva che ci collega alla funzione stessa del prodotto e ce ne fa “sentire” il sapore, l’odore, l’intenzione; spesso ci riporta a emozioni e sensazioni che fanno parte della nostra vita. Il packaging di un pacchetto di patatine ci fa venire l’acquolina in bocca, la copertina di un libro ci trasmette un’emozione sognata, una crema per il corpo ci ricorda che ci meritiamo una coccola. Niente può essere lasciato al caso nella sua progettazione essendo il packaging l’anteprima – migliore o peggiore – del prodotto stesso.
Una specie di transfert tra la persona che sceglierà di utilizzare quello specifico articolo ed il creativo che, dribblando tra mille obblighi di legge e richieste al limite dell’impossibile, progetta con il preciso intento di esaltare la brand image del committente, di fidelizzare il cliente e di creare un bel prodotto.